Salmo in minore

Proseguo – dopo il segno della croce e l’invocazione penitenziale – a proporre qualche riflessione su alcuni elementi della celebrazione eucaristica.
Oggi tocca a quello che solitamente chiamiamo “Salmo responsoriale”. Anche se l’ultima riforma del rito ambrosiano lo chiama semplicemente “Salmo”, continua anche per noi a caratterizzarsi per la ripetizione di un ritornello, o responsorio, recitato o cantato. Non capita spesso che nell’omelia il predicatore faccia riferimento al Salmo e, forse, il ritornello si ripete meccanicamente, magari senza notare la differenza tra dire “Lodate il Signore popoli tutti” o “Perdona i nostri peccati” oppure “Salvaci, Signore, da ogni male”. I Salmi sono 150 componimenti a carattere poetico, che occupano un intero libro della Bibbia e intendono esprimere nello stesso tempo la preghiera a Dio e i diversi stati dell’animo umano.

Il tono originario è quello di canti modulati su precise melodie ebraiche in grado di svelare sentimenti di gioia, lode, perdono, invocazione, intercessione, affidamento, fiducia, dolore, attesa di guarigione e salvezza. Dire “Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca” è diverso dal dire “Dal profondo a te grido, Signore”. I Salmi sono una preziosissima scuola di preghiera, capace di adattarsi a una molteplicità di soggetti: lo scrittore sacro che parte dalla sua esperienza diretta, Gesù che in diverse circostanze si rivolge al Padre, la Chiesa che innalza la preghiera di una comunità solidale, ogni essere umano – e io stesso – nei suoi desideri e nei suoi bisogni e in diverse situazioni dell’esistenza. Una preghiera che non si esaurisce nello slancio di una singola persona, ma che diventa voce dell’umanità intera pronunciata davanti a Dio.
I Salmi vengono utilizzati nella Liturgia delle Ore che è la preghiera ufficiale della Chiesa, così da mettere davanti al Signore tutte le realtà umane, fino alle più estreme, affinché tutti possano essere ricordati davanti a Dio.
Nella Messa ci vengono proposti pochi versetti, a complemento della prima lettura appena proclamata, così che la Parola ascoltata diventi anche Parola pregata.
E tuttavia sembra che questa proposta riceva un’attenzione minore, appaia trascurabile, mentre può diventare manifestazione profonda del nostro mondo interiore.
Un tesoro da custodire e sfruttare, da ascoltare e ripetere

                                                                                                                      don Gianni